A SAIDA... 

3 Ottobre 1976  -  12 Agosto 1995

 

Vorrei che tu fossi qui,
per vedere il cielo di questo giorno,
per udire la melodia del vento che muove la vita.
Dolce cullare dei miei pensieri che giungono sino a te.

Vorrei che tu fossi qui,
per svelare i segreti del mio cuore,
per sciogliere le inquietudini della mia anima che ancora cerca la tua.
Veloce scorrere del tempo che non passa mai.

Ma il tempo corre, consuma l'esistenza,
porta a termine una vita.
E se il corpo muore,
resta l'essere sublime della tua anima che accompagna il nostro tempo.

Ma non c'è più desiderio, né speranza, né paura...
Perché in quel cielo che vorrei mostrarti ora so che ci sei tu
e quel vento in cui vorrei cullarti è mosso anche da te.

Tu sei nel paradiso e nella mia vita
ed è giusto così.

E se io sono ancora qui a vivere i miei giorni,
l'ha certamente voluto Dio.
Forse la mia anima non era così pura da raggiungere la tua,
e lassù c'era bisogno di te.

Non chiederò perché non ci sei più,
ma coglierò la gioia di averti sempre con me
e di sapere che tu sei felice tra i prati in fiore,
le capanne sugli alberi,
nella luce infinita del paradiso.



Abbiamo perso anche questo crepuscolo.
Nessuno ci ha visto stasera mano nella mano
mentre la notte azzurra cadeva sul mondo.

Ho visto dalla mia finestra
la festa del tramonto sui monti lontani.

A volte, come una moneta
mi si accendeva un pezzo di sole tra le mani.

Io ti ricordavo con l'anima oppressa
da quella tristezza che tu mi conosci.

Dove eri allora?
Tra quali genti?
Dicendo quali parole?
Perchè mi investirà tutto l'amore di colpo
quando mi sento triste e ti sento lontana?

E' caduto il libro che sempre si prende al crepuscolo
e come cane ferito il mantello mi si è accucciato tra i piedi.

Sempre, sempre ti allontani la sera
e vai dove il crepuscolo corre cancellando statue.



Qui io ti amo.
Tra pini scuri si srotola il vento.
Brilla fosforescente la luna su acque erranti.
Passano giorni uguali, inseguendosi l'un l'altro.

Si dirada la nebbia in figure danzanti.
Un gabbiano d'argento si stacca dal tramonto.
A volte una vela.  Alte, alte stelle.

O la croce nera di una nave.
Solo.
A volte mi alzo all'alba e persino la mia anima è umida.
Suona, risuona il mare lontano.
Questo è un porto.
Qui io ti amo.

Qui io ti amo e invano l'orizzonte ti occulta.
Ti sto amando anche in mezzo a queste cose fredde.
A volte vanno i miei baci su quelle navi gravi,
che corrono sul mare dove non arriveranno.
Mi vedo già dimenticato come queste vecchie àncore.

Sono più tristi le banchine quando ormeggia la sera.
Si stanca la mia vita inutilmente affamata.
Amo quel che non ho.  Tu sei così distante.
La mia noia lotta con lenti crepuscoli.
Ma poi giunge la notte e inizia a cantarmi.
La luna proietta la sua pellicola di sogno.

Mi guardano con i tuoi occhi le stelle più grandi.
E poichè io ti amo, i pini nel vento
vogliono cantare il tuo nome con le loro foglie metalliche.

Mauro